Angelo Morino


Angelo Morino, scrittore, professore di letterature ispanoamericane e traduttore infaticabile dallo spagnolo, ma anche dal portoghese e dal francese, è morto il 10 agosto a Torino a soli 57 anni. La lettura di Marguerite Duras lo aveva sempre accompagnato. "I libri di Marguerite Duras che ho tradotto sono fra quelli che più mi hanno coinvolto, per via delle parole, così nude, messe sulla pagina in forma scarna, eppure piena di echi". Con la sua solita finezza, con grande scrupolo di adesione al testo originale, aveva tradotto Il viceconsole (Feltrinelli 1986), L'amore (Mondadori 1989), India Song - Hiroshima mon amour - Nathalie Granger - La donna del Gange (Mondadori 1991), Agatha (Sellerio 1997). La traduzione de Il cinema Eden, consegnata a Sellerio qualche anno fa, non è stata ancora pubblicata.

Aveva conosciuto Marguerite Duras di persona, in un pomeriggio trascorso in rue Saint-Benoît il 18 febbraio del 1988, quando mi accompagnò per un'intervista. Comprammo un mazzo di margherite al mercato della rue de Buci e le lasciammo lì nel salotto d'attesa, dove incrociammo un'altra italiana, Leopoldina Pallotta della Torre, che stava svolgendo la sua serie di interviste. Poi fummo ammessi nella camera di Marguerite, alla piccola scrivania, noi di spalle alla finestra, lei di fronte. "Dell'incontro vedo ancora soprattutto le mani con begli anelli dalle pietre chiare, intente a scartare caramelle alla menta" - così scrisse poi Angelo nel 1996.

Lavorando alla traduzione, è naturale che Morino conoscesse perfettamente i misfatti di cui si rendono colpevoli i redattori delle case editrici quando si accaniscono a fare le cosiddette revisioni. Quello che avevano fatto a Lol V. Stein non gli andava giù, e lo menzionava spesso. Nell'introduzione al volumetto degli Oscar da lui curato, con le quattro sceneggiature cinematografiche (India Song, ecc.), il nome del personaggio durassiano che è centrale nell'universo dell'autrice e dei suoi lettori, è diventato Lola V. Stein. Correttore automatico? Stupidità umana? Così Lol, che aveva amputato il proprio nome come risposta al trauma - questione su cui si sono scritte centinaia di pagine e su cui si era pronunciato persino Lacan - tornava integra, guarita.

Nel 1992 Morino scrisse per il primo volume dei Duras mon amour (Marcos y Marcos) un articolo intitolato La figlia dell'amante della Cina del Nord. Come poi racconterà, era rimasto colpito da una conversazione a distanza tra me e Ester de Miro. Secondo Ester, i tratti orientali del volto di Marguerite, che con l'età si andavano quasi accentuando, specie in certe foto, suggerivano l'idea che il suo vero padre non fosse quello legittimo, idea che non era la sola a coltivare. A me venne allora in mente, un po' fantasiosamente, che dietro la storia della ragazzina bianca che intreccia una relazione scandalosa con L'amante cinese ci fosse anche - o soprattutto - il segreto dell'origine. E Morino, seguendo la pista, cercò nei testi dell'autrice le parole che sembravano consolidare la nostra ipotesi, da Les enfants maigres et jaunes a L'amante della Cina del Nord.

Subito dopo la morte di Duras, volle renderle omaggio con un bel libretto di Sellerio, Il cinese e Marguerite, del 1997 (sua anche l'idea della copertina, realizzata da un artista amico). Intorno al segreto di cui ho detto prima, dal quale muove anche il libro, Morino riuscì a costruire una biografia rigorosa e una lettura appassionata di Duras. Poi non volle scrivere più nulla su di lei. Alle giornate di studio tenutesi a Chivasso, in provincia di Torino, nel marzo del 2000, ispirate ad una delle frasi testamentarie di Duras: "I lettori giovani. I piccoli allievi", partecipò affettuosamente, presiedendo una sessione dei lavori.

Da sempre aveva un appuntamento con la scrittura narrativa, e ci stava arrivando lentamente, attraverso libri come Il cinese e Marguerite e qualche altro precedente (es. La donna marina, Sellerio 1984). Nel primo "romanzo", In viaggio con Junior (Sellerio 2002; ce n'è stato poi un secondo, Rosso taranta, Sellerio 2006), atmosfere e frasi durassiane - come pure citazioni criptate o allusioni ad altri autori -, sloggiate dai testi di provenienza, trovano ospitalità tra le dense pagine diaristiche di Angelo Morino, a testimoniare, più che un'influenza, un incontro e una fedeltà.

(Edda Melon)